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Brindisi: Povertà dilagante, occorrono interventi urgenti e strutturali

Antonio Macchia Segretario Generale Cgil Brindisi

Speravamo che l’uscita dalla pandemia avesse potuto consentire l’occasione di venire fuori dalla crisi grazie anche alle ingenti risorse messe in campo col Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR),  ma l’apertura del conflitto in Ucraina rischia di dare un colpo di grazia alla già provata economia di questo Paese dove la povertà è dilagante e si acuisce sempre più il divario tra la parte ricca (sempre di meno) e la parte povera (sempre di più ed in particolare nel Mezzogiorno) di questo Paese. I recenti rincari delle bollette, il costo dell’energia, quello dei beni di consumo a cominciare da quelli di prima necessità impongono al governo di attuare interventi non solo urgenti ma strutturali. Ci sono sempre più famiglie in difficoltà, imprese al collasso e c’è il rischio che il sistema Paese si fermi lasciando ancora più indietro ed emarginando una fascia sempre più grande di popolazione.

I dati Istat relativi al IV trimestre 2021 confermano sia un rallentamento della dinamica occupazionale che una quota molto alta di attivazioni di lavoro precario. Basti solo pensare al fatto che dei + 571 mila occupati fra il IV trimestre 2020 e il IV trimestre 2021, 384 mila sono a termine, oltre i due terzi del totale. E che i part-time aumentano e in particolare di ben +163 mila fra gli occupati a termine, acuendo ancor di più sia i problemi salariali, che l’involontarietà della scelta di quel tipo di lavoro.

E le nuove entrate occupazionali nella provincia di Brindisi, secondo le previsioni di Unioncamere, nei primi mesi del 2022, se pur farebbero registrare un timido segnale di ripresa tendenziale rispetto all’anno precedente, si evidenzia il fatto che si parli sostanzialmente di lavoro precario a tempo determinato o stagionale, lavoro a chiamata, intermittente, tirocini extracurriculari solo per fare alcuni esempi.

In generale Istat conferma, inoltre, che nel corso del 2021 si è registrata una riduzione del potere di acquisto delle retribuzioni e, anticipa, che questa riduzione rischia di acuirsi nei prossimi mesi. Ciò vuol dire che la classifica sulle retribuzioni relativa al 2020 che colloca Brindisi all’85°posto potrebbe ancora peggiorare. Occorrono quindi scelte immediate, contrattuali e fiscali, che contrastino questo declino per tutti i lavoratori, ma anche scelte relative al mercato del lavoro necessarie ad arginare la deriva di occupazione precaria e involontaria che aumenta l’area del bacino di lavoro povero. Nel Mezzogiorno, evidenzia l’Istat, dove le persone povere sono 195mila in più rispetto al 2020.

Le condizioni di vita diventano sempre più inaccettabili. A dircelo sono alcuni indicatori importanti come le culle degli italiani che si svuotano, una nazione che si spopola sempre più velocemente, una occupazione sempre più bassa in cui anche la base produttiva è in forte contrazione, le povertà che aumentano così come la disoccupazione – quella delle donne in particolare – oltre all’abbandono scolastico. A Brindisi, in particolare, continua inesorabilmente a crescere in negativo il «saldo demografico». La provincia continua a spopolarsi: dal 2019 al 2020 abbiamo perso altri 2.584 residenti e tra il 2019 e il 2021 ben 5.363 residenti.

Occorre aggredire la situazione generando lavoro e diritti universali perché è concreto il rischio di emarginazione di un importante pezzo di popolazione. La Camera del lavoro di Brindisi è fortemente preoccupata perché molti diritti universali sono messi in discussione. Preoccupano la dispersione scolastica e la povertà educativa, preoccupa la mancanza di un welfare adeguato, preoccupa la mancanza di capacità di costruzione di lavoro, un lavoro buono non sempre più precario o a termine. Preoccupa il fatto che in uno stato di così estrema debolezza del tessuto sociale a dilagare possa essere la criminalità che da sempre ha usato il disagio per arruolare nuovi adepti.

In definitiva, la grave situazione internazionale, il perdurare dell’emergenza sanitaria, il rialzo dell’inflazione ed il caro energia disegnano uno scenario che potrebbe avere gravi conseguenze sociali.

È necessario, quindi, intervenire con immediatezza per sostenere le fasce di popolazione più svantaggiate, per una rinnovata progettualità programmatica in rapporto all’evoluzione dei servizi sociali, ai bisogni degli utenti, alla importante disponibilità di risorse finanziarie dedicate allo scopo tra cui il PNRR come strumento fondamentale di resilienza della nostra comunità.

Allo scopo che tale strategia trovi effettiva e concreta efficacia occorre anche che il Governo introduca rilevanti elementi di discontinuità delle linee di intervento, dando risposte alle esigenze del territorio – come già evidenziato – tramite meccanismi di riparto adeguati con riferimento alla destinazione territoriale delle risorse e alla sussistenza di risorse nazionali ed europee da destinare alle politiche di sviluppo e coesione.

Dall’esito di tale principio dipenderà il destino del nostro territorio, la possibilità di colmare il divario con la parte più ricca del Paese e conseguentemente contrastare la povertà.

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