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Ceglie M.ca: Il Papa Social raccontato nel libro della pugliese Scarafilo

Il papa emerito Benedetto XVI è stato il primo ad irrompere nei social network con un tweet
nel dicembre 2012. E anche questa eredità di comunicatore 2.0 è stata raccolta dal suo
successore Jorge Mario Bergoglio. Nella prefazione del libro “Il Papa Social”, Monsignor
Gianfranco Gallone illustra bene l’attenzione ai nuovi media da parte del Vaticano
È stato Joseph Ratzinger il primo pontefice della storia a cinguettare su Twitter, e ha continuato a
farlo fino alle sue storiche dimissioni. E Papa Francesco ha raccolto il testimone anche del profilo
@PONTIFEX, dal quale ha da subito fatto sentire forte la sua voce; anche negli ultimi mesi,
invocando la pace per l’Ucraina.


Questa evoluzione della Chiesa verso i new media è raccontata nel libro oggi in uscita dal titolo “Il
Papa social”, scritto dalla giornalista pugliese Agata Scarafilo, collaboratrice de La Gazzetta del
Mezzogiorno e della rivista nazionale Scuola & Amministrazione, oltre che direttrice dei servizi
generali e amministrativi (DGSA) del II° Istituto comprensivo di Ceglie Messapica (Brindisi).


Nel volume, edito dalla cooperativa IdeaDinamica, Scarafilo descrive la strategia di comunicazione
del Vaticano capace di cogliere le potenzialità degli strumenti social come ulteriore mezzo per
arrivare alle persone e ai giovani. La missione rimane fedele al desiderio di trasformare il mondo
secondo il disegno del Signore. Partendo da un’analisi storica ecomediale l’autrice contestualizza la
maturazione della figura del Papa in veste comunicatore che riesce ad accendere una luce di
positività sull’utilizzo delle piattaforme social.


“Il libro è il risultato di un lavoro di ricerca durato 9 anni, dal 2013, anno di insediamento di Papa
Francesco del suo primo cinguettio, sino a ottobre 2022. Ricerca alimentata da un lato, dal mio
bagaglio culturale e dall’altro, dalla passione per gli strumenti di comunicazione sociale”, spiega
Agata Scarafilo, laureata in Scienze Politiche e in Scienze Teologiche.


“Prima del Concilio Vaticano II, c’era una sorta di blocco nei confronti di tv e radio, come se
contaminassero il messaggio evangelico, mentre successivamente cambia l’ottica di valutazione
perché se ne comprendono le potenzialità”, spiega. “C’è un detto che oramai si usa spesso: se Cristo
fosse venuto oggi, navigherebbe in rete anziché arrivare con l’asinello che allora, nel giorno delle
Palme, era l’unico mezzo possibile. Internet e i social sono, quindi, un mezzo di comunicazione e di
avvicinamento attuale”, sottolinea l’autrice.


È Papa Benedetto XVI il primo a sbarcare su Twitter e lo fa con l’account @Pontifex, a cui il 12
dicembre 2012 affida il seguente cinguettio: “Cari amici, è con gioia che mi unisco a voi via twitter.
Grazie per la vostra generosa risposta. Vi benedico tutti di cuore”. L’eredità di @Pontifex viene
raccolta e rilanciata da Papa Francesco che oggi, con tweet in 9 lingue, raggiunge sino a 50milioni
di follower al giorno.


“Papa Francesco, con l’impegno di trasformare il mondo secondo il disegno di Dio, raccoglie la sfida
delle nuove tecnologie di comunicazione divenute un’irrinunciabile componente della vita dell’uomo
contemporaneo, e le inquadra in una visione morale ancorata alla fede cattolica e al rispetto della
persona”, prosegue. Agata Scarafilo. “Il Pontefice pone al centro del suo interesse, non i mezzi in
sé e per sé, ma la potenzialità di strumenti adoperati per arrivare alle persone. Ed è la sua attenzione
nei confronti delle persone a renderlo speciale”.

La prefazione del libro è stata curata da monsignor Gianfranco Gallone, arcivescovo di Mottola,
nominato pochi giorni fa da Papa Francesco nuovo nunzio apostolico in Uruguay, dopo aver
ricoperto lo stesso incarico in Zambia e in Malawi. “Il volume vuole richiamare in uno sguardo unitario
e sintetico, che non rinuncia però all’approfondimento analitico, il magistero che Papa Francesco
dedica alla comunicazione e in particolare alla comunicazione digitale”, sottolinea monsignor
Gallone. “Si tratta di un’attenzione che ha radici lontane, poiché affonda nella straordinaria capacità
della comunità ecclesiale e dei Pontefici di accogliere con sensibilità e prontezza tutte le novità che
la scienza e la tecnica hanno messo a disposizione della comunicazione umana: il cinema, la radio,
la televisione, e poi i primi computer, fino a quella che oggi è la comunicazione digitale”, spiega.


“L’autrice giustamente non manca di ricordare come gli insegnamenti del Papa su questi temi sono
sempre attraversati anche da una lucida comprensione dei rischi che essi mettono davanti a tutti
noi, e soprattutto alle generazioni dei giovani e dei giovanissimi”, aggiunge. “Il fenomeno dell’hate
speech ne è la drammatica testimonianza. I cosiddetti “leoni da tastiera” mietono sempre più vittime,
disseminando odio e contrapposizione nella comunicazione digitale, non di rado con esiti letali”,
prosegue. “Questa problematicità dei nuovi fenomeni di comunicazione all’interno della digital age
da un lato non deve farci dimenticare le enormi potenzialità e le straordinarie risorse che pure essi
ci consentono, e dall’altro necessitano di un supplemento di umanesimo, di una vigilanza che ci
faccia restare protagonisti di questi nuovi fenomeni, lucidi soggetti di un discernimento in cui come
esseri umani restiamo capaci di governare la tecnologia senza innescare processi che poi superino
le nostre capacità di gestirli, finendo per essere noi gestiti da essi e in essi.

Le riflessioni di Papa
Francesco, nell’alveo del magistero della Chiesa sulla comunicazione sociale, restano uno
straordinario contributo in questa direzione, e possiamo essere grati all’autrice di questo volume,
che ha saputo raccoglierne sinteticamente la ricchezza, proponendola al lettore”, conclude Gallone.
“Il libro è sicuramente uno strumento di divulgazione e conoscenza che potrà essere fruito in contesti
i più disparati, dalle scuole alle università ai corsi di formazione professionale per i giornalisti”,
sottolinea la giornalista che ha curato la prefazione, Marilù Mastrogiovanni, già presidente della
giuria del World Press Freedom Prize Guillermo Cano di Unesco, il premio mondiale per la libertà di
stampa che ogni anno viene assegnato a un/a giornalista che si distingue per l’impegno al servizio
delle libertà di stampa e di espressione.


“Non a caso è con l’appello di Papa Francesco ai giornalisti che Agata Scarafilo sceglie di chiudere
il suo lavoro: una lettura deontologica del mestiere più bello del mondo, un mestiere “al servizio”
degli altri e per questo da intendersi, come dice il Santo Padre, come una ‘missione’”, sottolinea
Mastrogiovanni.

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