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Lecce: Diritto agli studi universitari in carcere

Nella Casa circondariale di Borgo San Nicola (Lecce) è stata inaugurata questa mattina un’aula attrezzata con arredi e supporti tecnologici e destinata a supportare le attività di studio di coloro che, qui ospiti, sono iscritti a un corso di laurea dell’Università del Salento. Si tratta della prima iniziativa di questo genere in Puglia, voluta dal Rettore Fabio Pollice, dalla Direttrice del Carcere Mariateresa Susca e dalla professoressa Marta Vignola, Delegata del Rettore per il Polo penitenziario universitario nell’ambito dell’adesione di UniSalento alla CNUPP – Conferenza Nazionale Universitaria dei Poli Penitenziari, istituita dalla CRUI – Conferenza dei Rettori delle Università Italiane.

La sala è dotata di postazioni cablate, pc, tavoli per riunioni seminariali e una smart tv, ed è stata allestita con pannellature personalizzate che hanno anche lo scopo di abbattere il riverbero acustico. All’inaugurazione erano presenti tra gli altri anche la Presidente del Consiglio regionale Loredana Capone, il Sindaco di Lecce Carlo Salvemini, il Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà Pietro Rossi, il Garante comunale dei diritti delle persone private della libertà personale Maria Mancarella, il Provveditore per Puglia e Basilicata dell’Amministrazione penitenziaria Giuseppe Martone, la dottoressa Maria Cristina Rizzo per la Procura di Lecce, la responsabile regionale dell’Associazione Antigone Mariapia Scarciglia, la dottoressa Silvia Cazzato che, sulla base di uno specifico incarico, segue per l’Università il percorso accademico di questi studenti, una rappresentanza delle volontarie che operano in carcere nel ruolo di tutor alla didattica e una rappresentanza degli studenti di UniSalento ospiti della Casa circondariale.

La CNUPP opera nella convinzione che percorsi promossi in sinergia con l’Amministrazione Penitenziaria possano consentire di trasformare la detenzione da un tempo “sospeso” a un periodo fecondo, in cui i/le cittadini/e condannati/e possano intraprendere percorsi formativi anche di alto livello, utili a investire sul proprio capitale umano: strumento indispensabile per ridurre i rischi di recidiva, con benefici sia per il singolo che per la società. La presenza delle Università nei luoghi di detenzione ha, in questo senso, una profonda valenza culturale per il Paese e per la più ampia discussione sul significato che possono avere la pena e l’esecuzione penale.

 L’aula studio inaugurata questa mattina rappresenta un’altra tappa nel percorso per un pieno ed effettivo godimento del diritto allo studio degli studenti detenuti: circa 20 all’Università del Salento, iscritti a corsi di laurea nei settori dei beni culturali, di comunicazione, sociologia, pedagogia, giurisprudenza, lingue, viticultura ed enologia e scienze motorie. Diversi coloro che hanno già conseguito la laurea triennale, in alcuni casi con il massimo dei voti.

 «Un’inaugurazione importante, emozionante, che restituisce il ruolo fondamentale dell’Università», sottolinea il Rettore Fabio Pollice, «Ai detenuti viene offerta la possibilità di un percorso che ne favorisca il reinserimento sociale e occupazionale: qualcosa di estremamente significativo, dunque, per la comunità accademica e per la comunità territoriale».

 «Lo studio universitario all’interno degli istituti penitenziari rappresenta una sfida per le istituzioni», dice la Direttrice del Casa circondariale di Borgo San Nicola Mariateresa Susca, «e un’opportunità per i detenuti, che possono così impiegare il tempo in modo proficuo, vivere la detenzione in modo attivo e più responsabile. Hanno la possibilità di riflettere sulla propria condizione e di investire su se stessi, preparandosi per quello che accadrà alla fine del periodo di detenzione con maggiore consapevolezza e con un titolo spendibile».

«Inauguriamo questa sala studio dopo un lungo percorso istituzionale, amministrativo e politico», spiega la professoressa Marta Vignola, Delegata del Rettore per il Polo penitenziario universitario, «L’Università entra finalmente in un’intera comunità, e lo fa con l’universalità che è caratteristica della nostra istituzione. Questo sarà un contenuto e un contenitore, non soltanto uno spazio per i nostri iscritti detenuti, ma per tutta la popolazione carceraria. Uno spazio di formazione, di interazione e di scambio tra dentro e fuori».

La realtà dei Poli Universitari Penitenziari italiani, iniziata più di venti anni fa a Torino e replicata, pur con differenze locali, in numerose altre sedi universitarie, coinvolge attualmente circa 40 Atenei che operano in oltre 80 istituti penitenziari. Nel primo triennio di vita della CNUPP – Conferenza Nazionale Universitaria dei Poli Penitenziari, gli Atenei aderenti con studenti attivi sono passati da 27 nel 2018/19 a 32 nel 2020/21 (con un incremento del 18,5%); gli Istituti Penitenziari in cui operano i Poli Universitari Penitenziari da 70 a 82 (con un incremento del 17,1%); il numero di studenti iscritti da 796 a 1034 (con un incremento del 29,9%). Tra questi dati spicca il notevole incremento della componente femminile, che passa da appena 28 studentesse nel 2018-19 a 64 nel 2020-21, quindi con un incremento del 128,6%.

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