Lunedì 10 febbraio 2025, alle ore 17,30, presso la Sala Flora di Palazzo Imperiali verrà presentato il volume curato da P. Damiano Angelo Leucci e Raffaele Leucci “Latiano dal 1683 al 1906, dai Libermortuorum in Parochiali Ecclesia TerræLateani”.
Il volume, di ben 370 pagine, ha comportato una lunga e laboriosa trascrizione dei “libermortuorum” di 220 anni della nostra Latiano. Un lavoro lungo che è stato opportunamente digitalizzato.
I libermortuorum fanno parte di quei registri parrocchiali, che per secoli i sacerdoti hanno redatto e conservato gelosamente nell’archivio delle loro chiese. Registri che, almeno fino al primo decennio dell’Ottocento, quando l’avvento dei francesi nel Regno di Napoli determinò l’entrata in vigore dell’impianto municipale, hanno costituito il solo sistema anagrafico della popolazione di un territorio.
Il testo, certamente di non facile lettura, rappresenta un documento importante e fondamentale nella ricostruzione delle vicende storiche della nostra comunità, in particolare per tutto ciò che riguarda la mortalità. Dall’analisi dei dati emergono periodi di epidemia, di carestia, di malattie endemiche a carattere stagionale dovute a mancanza di igiene ambientale, che hanno forti ripercussioni demografiche.
Ogni singolo documento, presentato in ordine cronologico e corredato da note esplicative, presenta annotazioni, informazioni e dettagli che molto potrebbero interessare gli studiosi di storia locale.
Per quanto possibile si è cercato di ripercorrere i periodi epidemici, di scoprire le cause delle morti che riguardavano più i poveri che gli abbienti. Si può in questo groviglio di dati, interessanti proprio per il periodo lungo preso in considerazione, riscoprire l’identità dei propri antenati, rivitalizzando situazioni particolari e cercando di sviscerare la vita non solo dei 31.895 sepolti in Latiano, ma anche di defunti di altri territori.
Nell’analisi dei documenti la prima cosa che si nota è che raramente viene utilizzato il termine “morto”, ma di tutti si dice “hanno reso l’anima a Dio”, quasi a voler rimarcare la morte non come la fine della vita ma come “un prepararsi a morire” per “tornare alla casa del padre”. Il termine “morte” viene utilizzato solo nei casi in cui l’evento avviene per morte improvvisa e quindi quando il moribondo non ha potuto usufruire della presenza del sacerdote e del sacramento degli infermi. I dati ci permettono di scoprire i luoghi di sepoltura prima della nascita del cimitero (Chiesa Maggiore, in quella della Congregazione dei Morti o nella chiesa di Santa Margherita, oggi Chiesa del SS. Rosario).
Lunedì 20 febbraio i due curatori dialogheranno con il prof. Pierluigi Lopalco, Professore di Igiene e Medicina preventiva, il dott. Salvatore Settembrini, storico locale e il maestro Carmelo Conte che ha curato la copertina del volume.
Secondo gli autori sono più caldamente invitati all’evento i cosiddetti curiosi perché come dice la saggezza degli avi LA NECESSITÀ E LA CURIOSITÀ AGUZZANO L’INGEGNO
I curatori del testo, compresi i collaboratori (Domenico Urgesi e Margherita Rubino) invitano tutti i cittadini a partecipare all’iniziativa che vedrà anche la presentazione di un link contenente tutti i Liber Mortuorum digitalizzati, la loro trascrizione e i file data base, fonti documentarie utili per ulteriori ed approfondite ricerche.
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