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Taranto: La serva padrona di Paisiello. Sogno da popstar anni Ottanta


Veste come la popstar Madonna in «Like a Virgin» la Serpina dell’intermezzo buffo «La serva padrona» di Giovanni Paisiello con cui venerdì 27 ottobre (ore 21), al Teatro Fusco di Taranto, si chiude il festival intitolato al «genius loci». Nella stanzetta della giovane protagonista campeggiano anche i poster di Spandau Ballet, David Bowie e Ricchi e Poveri, icone pop degli anni Ottanta. È, infatti, questo il periodo nel quale il regista, scenografo e costumista Chicco Passaro ha immaginato lo scontro generazionale tra la ragazza a servizio e il vecchio danaroso Uberto in tuta acetata, con il quale Serpina riuscirà a maritarsi dopo vari sotterfugi, diventando finalmente padrona. Suo complice, l’altro servitore di casa, Vespone, che su un Vespone Piaggio scorrazza per davvero nello spettacolo al quale assisterà il pubblico per l’ultimo appuntamento del Giovanni Paisiello Festival, manifestazione diretta da Lorenzo Mattei e organizzata dagli Amici della Musica “Arcangelo Speranza” con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Puglia, Provincia e Comune di Taranto.

Prima della rappresentazione verrà rivelato il nome del vincitore del Premio Giovanni Paisiello Festival 2023, con contestuale consegna del riconoscimento. Subito dopo diventerà protagonista la musica con l’attacco del maestro Francesco Bottigliero, chiamato a dirigere l’Orchestra del Conservatorio Paisiello, partner del festival nella produzione dell’allestimento. Bottigliero, detterà anche tempi e dinamiche ai due interpreti di quest’operina buffa, il soprano Graziana Palazzo (la serva Serpina) e il baritono Stefano Rinaldi Miliani (l’anziano nobile Uberto), coadiuvati dal mimo Ciro Fornari (il servo Vespone). Sono, infatti, soltanto due i cantanti previsti in partitura da Paisiello, che compose l’opera sullo stesso libretto di Gennaro Antonio Federico sul quale, quasi mezzo secolo prima, Pergolesi aveva messo in musica con straordinario successo la sua «Serva padrona» contribuendo in maniera determinante a far scoppiare a Parigi la celebre Querelle des Bouffons, con i futuri enciclopedisti sostenitori della supremazia del teatro musicale italiano su quello francese.

Dunque, è con Pergolesi che si afferma il best seller di Federico, nel quale l’amore tra la serva e il suo padrone trionfa in un matrimonio interclassista, salvo poi conoscere un’ulteriore popolarità con la ripresa di Paisiello in una versione «letteralmente schiacciante» secondo il compianto critico musicale Paolo Isotta, destinatario del Premio Giovanni Paisiello Festival nel 2017.

L’idea a Paisiello era venuta in mente quando si trovava in Russia. E siccome non aveva nuovi libretti a disposizione, puntò su un testo di grande successo e, con la chiara intenzione di confrontarsi con il celebre precedente, “rubò” «La serva padrona» a Pergolesi per festeggiare il quarto onomastico del granduca Alessandro.

L’intermezzo andò in scena il 30 agosto del 1781 a Tsarkoe Selo, residenza estiva della corte di Caterina, dove i presenti ascoltarono un gioiello di grazia parecchio distante dall’omonima opera di Pergolesi. Di fronte al pubblico della corte imperiale, Paisiello rinunciò a una comicità caricata, ma non alla gamma di arie, davvero ampia, nonostante la brevità dell’intermezzo, caratterizzate da momenti elegiaci e virtuosistici, patetici e di furore, e da una cantabilità facile e distesa, dolce e malinconica.

Biglietti 20 euro platea, 15 euro galleria. Info 099.7303972 – 329.3462658 – giovannipaisiellofestival.it.

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