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Mesagne: Un ritratto urbano di fine Seicento della città tra le ricerche più recenti dell’Istituto Culturale Storia e Territorio

Di solito quando da un cassetto emerge la foto prodotta più di cento anni fa di un avo o di
un gruppo familiare si rimane ad osservarla tra curiosità e sorpresa, rinvenendo
somiglianze e rilevando quella distanza che può farsi appartenenza attraverso il recupero
orale di una memoria parentale. Se, poi, quella immagine sgualcita testimonia non già una
tessera di una storia intima e privata, ma rappresenta un ritratto urbano prodotto secoli fa
del luogo in cui si abita si dipanano davanti agli occhi i tratti di una città che non si è
conosciuta, ma in cui, forse, sarebbe stato bello vivere. In modo analogo alle foto in bianco
nero in cui venivano fissati, sovente in modo stereotipato, le pose più belle o composte di
visi e corpi, anche sulle vedute prodotte dal XVI secolo in poi si imprimeva il volto ben
fatto ed armonioso delle città secondo i dettami della committenza, l’affermazione di
canoni stilistici e, non ultimo, la cifra peculiare degli artisti esecutori. Ed ecco che ad
affacciarsi allo sguardo ed agli studi di noi moderni compaiono città illustri e meno note
dipinte su tele di grande formato, su affreschi e persino su guide di viaggio tascabili,
documenti tutti funzionali a fermare uno scatto tra il reale e la resa ideale. Ad esaminare
queste testimonianze sono esperti le cui analisi rimangono spesso nell’ambito accademico
o confinate in pagine di storia patria, senza che gli abitanti di quei luoghi possano scoprire
le fattezze più remote degli stessi e percepire di essere eredi di ciò che del passato è
rimasto da contemplare occhi al cielo o da camminarci affianco o sopra. Sicche’, quando si
rinviene nei cassetti di biblioteche ed archivi un documento nuovo o parzialmente edito
non si può non condividerne la bellezza che diventa compiuta quando accompagnata da
note di studio che riportino quel foglio ingiallito dal solco della microstoria alla
prospettiva di una ricerca di più ampio respiro. Ed è quanto sta per accadere alla città di
Mesagne, assurta per la verità raramente agli onori di rappresentazioni, con la
pubblicazione del lavoro che reca il titolo provvisorio di: “La Mesagne di fine ‘600”
curato dall’Istituto Culturale Storia e Territorio di Mesagne in corso di stampa per la
collana “Rara et rariora” ed edito grazie al contributo del Centro Diagnostico Omega di
Mesagne.

A breve, dunque, sarà possibile apprezzare un piccolo gioiello custodito nella Biblioteca
Nazionale Austriaca che ha accordato all’Istituto già nel 2019 (prot. n. KAR/1353/2019 del
20/05/2019 ) il permesso di studio e di pubblicazione: si tratta di una veduta realizzata alla
fine del seicento da Francesco Cassiano de Silva.
Nel lavoro si esporranno dati sul vedutista e le ipotesi ricostruttive di tipo urbano relative
al periodo suo coevo, ma non mancheranno riflessioni sul senso che ha oggi abitare luoghi
in cui la storia ha lasciato tracce importanti, come nel caso della terra di Mesagne, quel
cuore di pietra oggi palpitante di ‘vita nuova’.

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