La celebrazione al cimitero alla presenza dei familiari, del prefetto Michela Savina La Iacona e del questore Danilo Galgano. Il sindaco Francesco Zaccaria ha deposto un fascio di fiori sulla tomba del poliziotto fasanese ucciso dalle brigate rosse
Fasano – Le auto bloccate, i colpi di pistola, le urla, il terrore. Sono passati 45 anni dall’agguato di via Fani, a Roma. Era il 16 marzo 1978 quando i militanti delle Brigate Rosse uccisero i componenti della scorta e rapirono Aldo Moro. Tra i militari uccisi c’era il vicebrigadiere della Polizia di Stato Franco Zizzi. Aveva 30 anni. Oggi la sua Fasano lo ha ricordato come ogni anno con una celebrazione al cimitero alla presenza della famiglia e delle autorità civili e militari. Il sindaco Francesco Zaccaria ha deposto un fascio di fiori sulla tomba accompagnato dal prefetto di Brindisi, Michela Savina La Iocona e il questore di Brindisi, Danino Gargano.
«In queste occasioni forse la cosa migliore è il silenzio – ha detto il prefetto – la strage di via Fani colpì e colpisce ancora tutta l’Italia, 45 anni dopo. Quel giorno assistemmo ammutoliti a quella tragedia in cui l’ideologia si trasformò in lucida follia. E questo è inaccettabile. Per questo tutti noi dobbiamo impegnarci per portare avanti il seme della democrazia, quello che si basa sul confronto e sul dialogo non, appunto, sulla follia di una ideologia che rende il dolore di tutti noi e in particolare della famiglia insuperabile perché è inspiegabile».
Alla cerimonia erano presenti rappresentanti di Carabinieri, guidati dal col. Leonardo Acquaro, comandante provinciale della compagnia di Brindisi e dal comandante della compagnia locale, Massimo Cicala. Con loro anche il comandante del gruppo interforze Gabriele Tarantino e rappresentanti di polizia di stato, polizia stradale (distaccamento territoriale), guardia di finanza, polizia locale guidati dalla comandante Marisella Speciale e guardia costiera.
«Franco era uno di noi – ha ricordato il questore – e di lui dobbiamo avere bene a mente ogni giorno la memoria operativa, cioè quella volontà di lavorare giorno per giorno per garantire gli ideali di rispetto delle regole per cui Franco come tutti gli altri caduti si sono arruolati. Lui e tutti gli altri caduti non hanno perso la vita invano, ricordarli non deve essere solo un atto routinario, ma un esempio da seguire ogni momento».
«Quest’anno mi rivolgo in particolare ai più giovani, specialmente a chi sarà chiamato nei prossimi anni a esprimere per la prima volta il proprio voto: chiedeteci chi sono stati Franco Zizzi e Aldo Moro – ha detto il sindaco –. Chiedeteci perché un nostro concittadino, che stava facendo nient’altro che il proprio dovere, è stato falciato per la strada insieme a quattro colleghi, a colpi di mitra e di pistola. Chiedeteci perché si può davvero dire che il sacrificio loro e di Moro siano avvenuti a difesa della nostra Costituzione, una delle più avanzate del mondo, materialmente scritta, fra gli altri padri della Repubblica, dallo statista salentino. Chiedeteci perché studiare quei giorni, ingiusti e torbidi, è importante ancora oggi, a 45 anni dai fatti. Chiedeteci cosa sia stato il terrorismo politico negli anni Settanta del Novecento, e perché sia utile conoscere e analizzare il fenomeno. Chiedeteci perché ci siamo caduti, e come abbiamo fatto ad uscirne. Questo ve lo voglio anticipare, in estrema sintesi: perché abbiamo avuto persone come Franco Zizzi, come i suoi colleghi e come Aldo Moro, che, testimoniando col sacrificio della vita la propria fedeltà alla Costituzione, hanno permesso a tutti noi oggi di continuare a vivere con i suoi valori nella democrazia».
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