Tutto pronto al Teatro Kopò per “Luce ai Riflettori” la stagione teatrale 22/23 che animerà il frizzante contenitore culturale.
Si riparte il 26 e il 27 Novembre con “Niente di privato, omaggio a Giorgio Gaber”con uno spettacolo che arriva direttamente da Treviso prodotto dalla Compagnia Teatro Studio Maschera di Fabrizio Paladin. Maestro di commedia dell’arte e musicista è apprezzato in tutto il mondo, qualcuno lo ricorderà sicuramente nel suo Jekill & Hyde.
Lo spettacolo propone canzoni e monologhi dal repertorio di Giorgio Gaber senza mai scadere
nell’imitazione del personaggio. La profondità dei contenuti dei testi di Gaber-Luporini, ha la
dignità di un qualsiasi altro testo drammatico e pertanto così viene trattata.
In scena, canzoni che tutti ricordano come: “L’odore”; “La libertà”; “Il comportamento”; “Destra-Sinistra”; e i monologhi: “La paura”; “Bambini G” e altre emozioni.
“L’idea di portare in scena uno spettacolo con testi e canzoni di Gaber da molto mi stuzzicava la
fantasia, – Racconta Paladin – ma l’affollamento di Premi e Tributi a lui dedicati mi aveva sempre distolto dall’intento.Caso volle però che uno di questi premi venne assegnato a me: “Il Premio Omaggio a Giorgio Gaber”, inserito all’interno dell’evento “Spazio d’Autore” e consegnato dal critico musicale Dario Salvatori, in scena a Termoli (con riprese televisive, RAI1). Alla fine non sono male questi premi, soprattutto quando sono loro che ti cercano. Per l’occasione preparai, con l’accompagnamento del M° Loris Sovernigo al pianoforte, tre canzoni e un monologo. Durante le prove mi resi conto di quanto il Signor G avesse influenzato la mia idea di teatro. Chi avrebbe mai detto di ritrovare in me così forte l’impronta recitativa di un uomo che vidi in scena molte volte solo quando ero adolescente? Andavo a vedere i suoi spettacoli pieno di acne giovanile e dei turbamenti propri dell’età. Lui era solo in scena e diceva cose che altrove non sentivo mai. Che non erano “contro” ma non erano neppure “a favore”. Che non c’era paragone e non c’era ammiccamento. C’era un pensiero libero, che riguardava lui. Lui, e io. Lui, io e anche mia madre che mi portava. Insomma non solo noi, c’erano anche tutti quelli che erano in teatro, ma non pretenderete che sappia chi siano no? Mi sto perdendo… Ah si! Dicevo… era strano ridere tutti assieme della masturbazione, della politica, delle piccole manie e delle grandi fobie, della noia… di tutte quelle cose che fanno un po’ imbarazzo, che sono private… Niente di privato. E poi il codice recitativo: l’abbattimento, a colpi di “onestà performativa”, della quarta parete; la naturalezza di passaggio fra la battuta comica e la riflessione sull’esistenza; il rispetto del pubblico nel portarlo a specchiarsi in un nuovo punto di vista. Era questo forse: un nuovo punto di vista. Il respiro era profondo durante i suoi spettacoli perché mostrava che sentirsi “parte di un tutto” non significa assimilazione compiacente ad uno stato di cose immutabile. Che la realtà può essere quieta e cordiale anche, e soprattutto, se in movimento. E’ il cambio del punto di vista che sta alla base della comicità, del rovesciamento carnevalesco. Così il pensiero si libera dalla paura ell’isolamento, del non-allineamento, e rivendica l’onore del volo alto, aperto, del gusto per l’ironico scoprirsi nel ragionamento. …. Ecco perché passava così facilmente dal parlare al cantare, perché quando il pensiero vola in alto, le parole non ci stanno più senza ali, e diventano melodia”.
Diretto da Fabrizio Paladin, con M° Loris Sovernigo: pianoforte
Fabrizio Paladin: voce
Tutti i dettagli della stagione, abbonamenti e biglietti sul sito www.brindisi.teatrokopo.it
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