“Pensiamo che le comunità energetiche possano costituire una opportunità eccezionale ed unificante, perché si tratta di un modello che prevede la partecipazione, l’inclusione, la coesione, la condivisione, per affrontare cambiamenti che, sulle prime, potrebbero suscitare perplessità ma nel tempo gioverebbero al sistema ambientale, produttivo, economico e sociale di ogni singola comunità”.
Avviando i lavori del convegno sul tema “Le comunità energetiche” organizzato con Adiconsum nazionale e Cisl Puglia presso la Cittadella delle Imprese il 3 ottobre u.s. a Taranto, con il patrocinio di AdSP, CCIAA e moderati da Pierangelo Putzolu, giornalista e Direttore editoriale di Antenna Sud, Gianfranco Solazzo, segretario generale Cisl Taranto Brindisi ha insistito particolarmente sulla necessità di “promuovere un nuovo modello di produzione e di consumo di energia che nasce dal basso, ovvero dalla partecipazione attiva delle parti coinvolte, che siano cittadini o imprese, amministrazioni o associazioni, le quali diventano produttori e consumatori allo stesso tempo, i cosiddetti prosumer.”
Ecco un esempio, ha aggiunto Solazzo, di come “rendere l’energia un bene democratico, che non sia proprietà di pochi bensì un bene/servizio disponibile per tutti, ossia un bene comune.”
Per l’Arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro “c’è il collo della bottiglia di una transizione ecologica del nostro Paese che riguarda la capacità di auto promozione energetica, carbon free e caporalato free, che potrebbe costituire anche occasione di reddito per famiglie e comunità. Abbiamo proposto tra l’altro, nella settimana sociale dei cattolici italiani tenutati a fine 2021 a Taranto che ognuna delle 25.610 parrocchie italiane diventi una comunità energetica.”
La scelta di queste comunità “che potranno riguardare e coinvolgere anche i sistemi produttivi – ha sostenuto il Prof. Leonardo Becchetti, dell’Università di Roma Tor Vergata – è un modello di produzione partecipata e diffusa dal basso, per scongiurare che l’energia diventi un sistema di potere concentrato nelle mani di pochi. Per l’Italia la scelta delle fonti rinnovabili diventa fondamentale. L’energia autoprodotta può diventare fonte di reddito per famiglie e imprese. Altri Paesi, come Portogallo e Germania stanno facendo meglio di noi.”
L’Avv. Sergio Prete Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio (AdSP), ha reso noto che “nel porto di Taranto abbiamo già individuato le aree che potrebbero essere interessate cui potrebbe essere aggiunta anche la superficie del Distripark per la cui gestione recentemente è stato proposto un project financing. Quanto al modello di green port ci stiamo attrezzando per rendere la nostra infrastruttura competitiva e attrattiva” e per il commissario straordinario della CCIAA On. Gianfranco Chiarelli che ha portato il suo saluto ai lavori “è sul territorio che si progetta e si dà vita ad un nuovo modello di sviluppo giusto e partecipato. Affermare il ruolo delle comunità energetiche significa mettersi in linea con la città, impegnata nella transizione ecologica.”
Davide di Giuseppe Responsabile Autoconsumo e Comunità Energetiche GSE ha definito le Comunità energetiche “soggetto giuridico, regolato da statuti costitutivi che vanno depositati a costi ridotti presso l’Agenzia delle Entrate. Per i condomini è possibile produrre una semplice delibera per definire un fabbisogno energetico condiviso che può giungere fino a 220 KW.”
La questione ambientale è “centrale nelle nostre rivendicazioni – ha affermato Antonio Castellucci, segretario generale Cisl Puglia – anche per questo proseguiremo nel nostro impegno cogente di formazione, informazione e di promozione riguardo ai variegati temi della transizione ecologica, che consideriamo opportunità di sviluppo e di occupazione aggiuntiva. Le comunità energetiche vanno pubblicizzare diffusamente e socialmente condivise con il sistema delle imprese e con il sindacato, oltreché con le Istituzioni. Occorre recuperare il gap esistente con altri Paesi europei nostri diretti concorrenti.”
Uno studio del Politecnico di Milano, ha riferito Carlo Cascella Responsabile Affari Istituzionali e Sostenibilità Macroarea Sud “sostiene che nei prossimi due tre-anni dovrebbero crearsi addirittura 20 mila comunità energetiche; oggi siamo a poche centinaia. Il salto dimensionale dipenderà anche dalla pubblica amministrazione perché ci sono ancora degli incentivi da mettere in campo che riguardano i piccoli comuni. Ma lo strumento ha tutte le carte per dare un aiuto concreto”.
Il Presidente nazionale Adiconsum Carlo De Masi ha ricordato che “un anno fa abbiamo posto con forza al Governo la necessità che fossero pubblicati i Decreti attuativi che, anche per quanto riguarda le comunità energetiche, potessero attutire i colpi di una crisi energetica che oggi, purtroppo, fa pagare a famiglie e imprese costi salatissimi. Queste comunità sono uno strumento democratico e di solidarietà sociale. Ad oggi gli unici interventi del Governo sono quelli economici ma non sono una soluzione, giacché potevano essere stati forniti ai poveri energetici impianti fotovoltaici per almeno 20 anni a parità di spesa pubblica (i bonus) oggi impegnata.
Per Angelo Colombini, segretario confederale nazionale Cisl concludendo i lavori del convegno “la politica energetica in Italia non può cambiare ad ogni cambio di Governo” ed ha ricordato che “quando parliamo di comunità energetica parliamo di democrazia, di partecipazione del cittadini in un quadro di fabbisogno e di benessere proprio e sociale. Ne esistono casi virtuosi in giro per l’Italia ma sono ancora pochi; occorre rilanciare questa opportunità. È un problema culturale ma anche di finanziamenti dello Stato. Servono risorse come su tutta la politica energetica che dobbiamo rilanciare ma non come è successo sino a ieri, con i no preconcetti e ideologici ma con una politica che possa dare risposte diversificate sul fronte delle rinnovabili. E per questo serve una collaborazione tra le grandi forze, Governo, sindacati, imprese e soprattutto i partiti.”
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