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Lecce: Scuola estiva Ancient Greek Music and Theatre

È in programma a Lecce dal 12 al 18 settembre 2022, negli spazi del Museo “Sigismondo Castromediano” e del Monastero degli Olivetani, la scuola estiva “Ancient Greek Music and Theatre”, organizzata dai Dipartimenti di Beni culturali e di Studi umanistici dell’Università del Salento in collaborazione con l’Università del Vermont, con il supporto dell’ADISU della Regione Puglia e con il patrocinio di MOISA – The International Society for the Study of Greek and Roman Music and its Cultural Heritage e del Polo Biblio Museale – Museo Castromediano di Lecce. Destinata a studenti universitari, neo-laureati e docenti degli Istituti secondari, la scuola è incentrata sulla musica nella Grecia antica, con particolare riguardo ai rapporti con la tragedia greca: il programma prevede lezioni e seminari di taglio teorico, letterario, archeologico e iconografico, affiancate da laboratori di teatro antico, dimostrazioni dal vivo di esibizioni sonore con strumenti musicali antichi (aulos, kithara) e visite guidate sul territorio.

La docenza dei corsi è affidata a specialisti di fama riconosciuta nell’ambito della musica greca antica e del teatro: Barnaby Brown dell’Università di Cambridge; Barbara Castiglioni dell’Università di Torino; Tonio De Nitto e Fabio Tinella della Compagnia Factory teatro (Lecce); John Franklin, Julia Irons e Jamie Levis dell’Università del Vermont; Maria Margherita Manco dell’Università del Salento; Sylvain Perrot dell’Università di Strasburgo; Susanna Sarti della Soprintendenza di Archeologia belle arti e paesaggio di Firenze, Pistoia e Prato; Piero Totaro dell’Università di Bari.

Nell’ambito della scuola, il 16 settembre alle ore 21, nel Chiostro del Monastero degli Olivetani, le attività si concluderanno con una restituzione del laboratorio teatrale, aperta al pubblico, dall’Elena di Euripide, scelta come caso di studio. Con la guida del regista Tonio De Nitto e dell’attore Fabio Tinella della Compagnia Factory teatro, nel corso della scuola si esploreranno infatti alcuni temi legati alla tragedia euripidea, costruendo una narrazione con piccole scene di raccordo che uniranno questo lavoro teatrale all’allestimento dei cori curato dal professor John Franklin con l’accompagnamento di riproduzioni di strumenti musicali antichi.

Il comitato scientifico della Scuola è composto da Daniela Castaldo, Saulo Delle Donne, John Franklin, Alessandra Manieri e Onofrio Vox.

Di seguito una riflessione a cura di Barbara Castiglioni dell’Università di Torino, curatrice dell’edizione dell’Elena di Euripide per i tipi della Lorenzo Valla.

La colpa della bellezza

«Tutti i tuoi tormenti, tutti i tuoi dolori, sono figli della tua bellezza, e somigliano sempre, di nuovo, alla loro splendida madre». Queste parole, tratte dall’Elena Egizia di Hugo von Hofmannsthal, condensano il mito di Elena, l’archetipo della bellezza e dell’eros nella storia della cultura occidentale. Figlia di Zeus, dea, vittima di continui rapimenti, seduttrice involontaria, moglie di Menelao, amante di Paride, sposa di molti mariti, madre di Ermione, ombra, fantasma, ma sempre causa di infedeltà, Elena è, contemporaneamente, moltissime donne e una «figura unica», immutabile, sempre identica a se stessa. La sua dote involontaria, la bellezza, desta spavento e meraviglia, determina il suo destino e la rende, contemporaneamente, vittima e carnefice: Elena è vittima, perché non ha scelto il suo dono e, come dimostra benissimo la tragedia di Euripide, non può non essere bella, ma è anche carnefice, perché la sua rovinosa bellezza, che non si può descrivere, ha provocato la guerra di Troia. L’ambiguità di questa condizione impedisce una vera comprensione del personaggio: greca per i Troiani, troiana per i Greci, Elena è indecifrabile tanto per gli uomini, che la vogliono e la temono, quanto per le donne, che la odiano e la condannano, ed è, il più delle volte, considerata un mero oggetto di cui non sono indagati i sentimenti, in un modo che rivela la diffidenza della cultura occidentale nei confronti della bellezza femminile.

Nell’Elena, Euripide mette in scena una «nuova Elena», come la definirà ironicamente Aristofane: una donna che dubita di essere figlia di Zeus, che seguita a ostentare la sua fedeltà al marito e che vorrebbe privarsi del suo bellissimo volto, divenuto per lei una maledizione, una prigioniera del suo aspetto e dell’opinione altrui, una vittima innocente sacrificata dagli stessi dèi che deve continuare a venerare. La «nuova Elena», però, è la donna che, proprio sfruttando la seduzione permessa dalla sua bellezza – oltre che le lusinghe del logos – riuscirà a fuggire dall’Egitto e a tornare a Sparta insieme al suo marito ritrovato, Menelao, ingannando Teoclimeno, il re egizio che, come tutti gli uomini, è innamorato di lei. Perché Elena non può, davvero, cambiare: come dirà Pavese e come sanno bene tutti i grandi poeti, Elena è «sempre uguale a sé stessa».

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