Proseguono secondo programma le attività di “Scrivere a Ceglie Messapica. L’avventura della parola e della conoscenza”, percorso di laboratori di scrittura in programma a Ceglie Messapica nel chiostro di San Domenico. L’iniziativa, organizzata dalla società di didattica della scrittura Graphein con il sostegno del Comune di Ceglie Messapica, è coordinata dal prof. Cosimo Laneve, già preside della Facoltà di Scienze della Formazione e docente di Didattica Generale all’Università di Bari. Partecipazione gratuita con iscrizione sul sito www.scrivereaceglie.org e tesseramento annuale all’associazione Graphein (€ 50,00). Il tesseramento è gratuito per gli under 25. Info 339 20 68 723 e 333 85 78 631. Quarto appuntamento giovedì 4e venerdì 5 agosto alle ore 18.30 con Luca Cristiano e Antonio Galetta. Cristiano è insegnante di sostegno presso il liceo “Giosué Carducci” di Pisa. Ha insegnato Letteratura italiana contemporanea all’Università di Pisa e all’Università Carolina di Praga. Ha pubblicato il saggio “Crema di vetro: Misura e dismisura nei romanzi di Antonio Moresco” (Transeuropa 2016), la raccolta di poesie “Brucia la cenere” (Prospero 2017), la raccolta di racconti “La danza delle vergini e delle vedove” (Prospero 2018) e il romanzo “L’istrice” (Prospero 2020). Il suo romanzo “Mezzafaccia” uscirà per Del Vecchio Editore nel 2023.Galetta è dottorando in Italianistica all’Università di Pisa. Il suo romanzo “La pace sotto gli ulivi” ha ottenuto la menzione speciale alla XXXIV edizione del Premio Italo Calvino.
“Scrivere a Ceglie” è uno spazio finalizzato al riconoscimento e all’ascolto delle proprie emozioni e dei propri sentimenti più profondi legati ad esperienze di vita personale. Il percorso conduce alla condivisione di un’esperienza “guidata” e contenuta: la scrittura permette infatti di riconoscere e “liberare” sentimenti ed emozioni e, allo stesso tempo, facilita la rielaborazione personale e la rilettura delle proprie dinamiche interiori e relazionali. È un ri-guardarsi e ri-conoscersi, vedersi sotto nuove angolazioni. Raccontare di sé, ascoltare il proprio “motus animi” sublimandolo in parole, permette di comprendere meglio la nostra esperienza umana, di vederla riflessa sopra un foglio bianco, di fermare il tempo e consegnarlo alla immortalità delle parole, di riappropriarci di quello che abbiamo vissuto dando senso e storia alle proprie emozioni. Non sono tanto le cose che ci accadono a definire la qualità del nostro tempo, quanto la reazione che ci provocano. L’edizione di quest’anno è dedicata alla scrittura come veicolo di emozioni. Scrivere è la rappresentazione grafica di un’emozione, implica per questo un continuo rapporto con se stessi, un dialogo serrato, una ricerca nel fondo fluido e liquido dell’animo, nel quale le parole si curvano come uncini per vestirsi di senso. Partire a ritroso, seguendo il percorso dallo scritto all’idea, permette a ciascuno di conoscersi, di entrare nelle stanze buie e profonde della propria anima.Lì trovare il sé e confrontarsi con esso. Per un attimo scorgere il proprio volto dietro la maschera provando la vertigine del volo o dell’abisso.
«La scrittura è una funzione vitale primaria – ha detto Luca Cristiano-che, oltre a definirci, ci permette di stare al mondo. In testa abbiamo più parole di quelle che ci servono per la nostra vita quotidiana, usiamo un vocabolario ridotto, e queste parole fanno parte del nostro modo di essere, della nostra cultura. A Ceglie proverò a determinare una connessione tra pagine di letteratura appartenenti a epoche e autori differenti, come Guido Cavalcanti e Philip Roth, Giacomo Leopardi e ancora Philip Roth, Dante e Dave Eggers, attraverso la declinazione in versi e in prosa delle opere o la creazione di immagini, penso a quella dell’amore che spezza di Roth ne “L’animale morente” o al senso di vertigine cosmica che Leopardi crea ne “L’infinito”. Nella poesia-simbolo di Leopardi, l’uso alternato di “questo” e di “quello”, che figura un cammino oscillante tra finito e infinito, determina un gesto di volontà grazie al quale il soggetto si lancia come una pallina da flipper negli spazi più remoti dell’universo».
Ma la scrittura deve sempre mettersi dalla parte del destinatario finale. «La letteratura è mediazione di idee e di stati d’animo – ha aggiunto Antonio Galetta – che ha il compito di renderli il più possibile condivisibili e comunicabili. Ciò che ci capita di vivere in una giornata qualsiasi, fatta di imprevisti, svolte e piccole illuminazioni, ha bisogno di essere “raffreddato” per diventare letteratura, deve essere guardato dal di fuori o dall’alto con occhi che sappiano interpretare il più possibile il sentire e il vissuto degli altri».
Ma lo strumento della scrittura rimane la parola, con il suo potere creativo, con il suo messaggio al mondo, la punta più fine di una matita che disegna un’immagine, un’idea, un sentimento o un’intera storia: sulla parola poggia il rapporto con la realtà. Quando la parola tace, o finisce, finisce il nostro legame con il mondo. «Non esiste una regola universale per la ricerca delle parole – ha concluso Luca Cristiano –. C’è chi preferisce il silenzio, chi incontra le parole in mezzo a una festa. Stephen King scrive da decenni accompagnandosi con la musica rock più trash. Io scrivo come sogno e correggo come penso. Ho bisogno di essere poco lucido quando l’immagine affiora e prende forma sulla carta, per questo scrivo la mattina prima di pensare a qualsiasi altra cosa; poi c’è il tempo della correzione, che significa metterci abbastanza disciplina per riallineare la mia natura di sognatore svagato. Tuttavia, ogni “motus animi” è così singolare e intimo che descriverlo è un’approssimazione, è un quadro di immagini che ci avvicina agli altri. La scrittura fa esattamente questo, è una vertigine bella che sottrae spazio all’indicibile. In fondo, ogni testo veramente importante nella storia della letteratura ha ridotto il numero di cose che non siamo capaci di dire».
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