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Brindisi: Al Verdi i ragazzi di Oltre l’orizzonte e del centro di aggregazione giovanile

«Il mio corpo è un’opera d’arte». È questo il titolo dello spettacolo in scena nel Nuovo Teatro Verdi di Brindisi venerdì 15 aprile – sipario ore 19 – con protagonisti i ragazzi del centro socio-educativo-riabilitativo «Oltre l’Orizzonte» e del «Centro di Aggregazione Giovanile», servizio gestito dalle cooperative sociali «Amani» e «Solidarietà e Rinnovamento». L’appuntamento è organizzato con il sostegno della Regione Puglia, nell’ambito del finanziamento «FSC 14-20: Patto per la Puglia. Custodiamo la Cultura in Puglia 2021 – Misure di sviluppo per lo spettacolo e le attività culturali – D.G.R. n. 1570/2020 – A.D. 499/2020».

Costo del biglietto 1 euro quale diritto di prenotazione del posto
. Biglietti disponibili online sul circuito Vivaticket e in botteghino secondo le giornate e gli orari di apertura consueti, ore 11-13 e 16.30-18.30. Il giorno dello spettacolo, ore 11-13 e 17.30-19. Ingresso consentito solo con Green Pass Rafforzato e richiesto d’obbligo l’uso della mascherina FFP2, come disposto dalle normative vigenti.

«Il mio corpo è un’opera d’arte» è il momento conclusivo di un percorso laboratoriale, dal titolo «Domus Aurea», che la Fondazione Nuovo Teatro Verdi ha voluto attivare chiedendo e ottenendo la partecipazione di due realtà associative che operano nell’ambito di progetti sulla disabilità e sul disagio giovanile. Il laboratorio si è sviluppato lungo due percorsi: il primo ha coinvolto sette ragazzi diversamente abili ed altrettanti operatori della cooperativa sociale «Oltre l’Orizzonte»; il secondo è stato realizzato nel «Centro di Aggregazione Giovanile», struttura che opera sul confine del disagio sociale assicurando diverse attività a bambini, giovani e adulti. Nel CAG il laboratorio ha visto la partecipazione coinvolta di un ampio parterre, di cui prenderanno parte allo spettacolo sette bambini, tre adolescenti, due adulti diversamente abili, tre educatori e cinque mamme del territorio. Le prove dello spettacolo hanno avuto luogo anche nell’auditorium della scuola primaria «Sandro Pertini» dell’I. C. Paradiso-Tuturano con cui il CAG collabora da tempo nell’ottica di un comune patto educativo e di una strategia diretti al contrasto della dispersione scolastica e dei fenomeni di devianza nel quartiere.

I due percorsi sono stati condotti da Enzo Toma, regista, attore, docente considerato il maggiore esperto di teatro e disagio in Italia, attraverso due incontri settimanali che hanno approfondito la relazione interpersonale, lo spazio creativo autonomo dei diversamente abili e dei ragazzi, valendosi di situazioni di giochi teatrali a coppie in relazione ad ambienti musicali. Il teatro, le sue tecniche, sono diventati strumento di socializzazione, uno spazio protetto nel quale ciascuno ha indagato emozioni, liberato energie, ascoltato ed è stato ascoltato in un viaggio di condivisione, senza l’ombra lunga di giudizi, competizioni, stereotipi.

Il laboratorio ha fatto emergere sentimenti di gioia che hanno illuminato talenti e competenze, attesi alla prova dello spettacolo finale: insomma, ciascun ragazzo è stato portato a imparare che esiste un “altrimenti” e un “altrove”, oltre un mondo visto con gli stessi occhi e con le stesse abitudini, e che tutto questo prende realtà in un grande scenario che si chiama teatro. Il gruppo di lavoro è impegnato in questi giorni per le prove dello spettacolo, il punto terminale di un cammino che ha trovato l’entusiasmo e la partecipazione di tutti gli attori del progetto, per primo quelli del regista e curatore Enzo Toma.

«Alla fine del percorso – ha detto Enzo Toma – abbiamo avuto a disposizione una grande quantità di materiale narrante la condizione di ciascuno. Come nel mio stile di lavoro per laboratori alle prime esperienze, ho messo insieme il materiale più interessante ed è emerso un percorso scenico che con un po’ di vanità abbiamo chiamato spettacolo. Lo spettatore, come un intruso, guarderà con occhi nuovi e particolari l’agire degli attori sulla scena, che si racconteranno attraverso il modo stesso di stare e di muoversi sulla scena. Quindi: il corpo, la relazione, il rapporto con lo spazio e l’ambiente musicale saranno la struttura, il contenuto, il contenitore di una narrazione intima e poetica».

Lo spettacolo porta in scena la ricerca della socialità, dei rapporti che nascono da una maggiore conoscenza del proprio corpo che influenza la dinamica e la qualità delle relazioni. «Le scene sono la traccia del percorso che abbiamo fatto in questi mesi – ha concluso Toma –, avranno temi definiti come il piacere di stare insieme, di prendersi cura uno dell’altro, dentro uno spazio vitale nel quale ciascuno porterà se stesso, le emozioni, i silenzi, gli smarrimenti, ciascuno con il mistero del proprio corpo. In questo tempo ci siamo chiesti cosa passa per la testa di chi si prende cura dell’altro, delle emozioni che suscita il dono delle proprie attenzioni. Da adulti “normodotati” ci siamo messi in gioco, a volte con meraviglia, altre con scetticismo, ma sempre con tenerezza e accoglienza nei confronti dei protagonisti del laboratorio. Ora è il momento di restituirne l’esperienza, saranno in tutto 13 scene nelle quali avverrà qualcosa, anche se non esiste un copione vero e proprio. Saranno gli attori a dare anima e forma alle situazioni di scena, e sono sicuro che lo faranno con l’umanità e la generosità di sempre».

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