Una giornata di approfondimento e condivisione per fare il punto sulle esperienze accumulate durante i due anni segnati dalla pandemia e prepararsi alla nuova fase che vedrà la gestione della malattia sempre meno ospedaliera e più domiciliare.
Nel corso di Coronavirus 2.0: a due anni dall’apocalisse, convegno svoltosi questa mattina nell’hotel Monte Sarago di Ostuni e organizzato da Emanuela Ciracì, direttore dell’Unità operativa di Medicina interna all’ospedale di Ostuni, sono stati affrontati molti aspetti: si è parlato di biologia ed evoluzione del Coronavirus, di ultrasuoni nella diagnosi della malattia da Sars Cov-2, di test diagnostici, di ossigenoterapia non invasiva e di sequele polmonari post Covid, tra i vari argomenti.
“A due anni dall’inizio della pandemia – spiega Ciracì – ho sentito la necessità di fare il punto della situazione con i colleghi che si sono occupati di Covid nei diversi setting assistenziali, sia a livello territoriale che a livello ospedaliero. Stiamo per entrare, si spera, in una nuova era, con una patologia a prevalente gestione domiciliare: bisogna consolidare le conoscenze acquisite e organizzare le cure e l’assistenza al meglio per arrivare pronti al prossimo futuro”.
L’approccio multidisciplinare scelto per il convegno è stato voluto per avere una circolazione del sapere scientifico tra gli interpreti della medicina in vista delle novità che presto potrebbero arrivare in tema di gestione dei pazienti affetti da Covid.
“Il titolo del convegno è significativo – ragiona il direttore sanitario della Asl, Vito Campanile – perché racchiude in sé tutta la complessità che il sistema sanitario ha dovuto affrontare durante l’emergenza pandemica. In questi due anni è stato fatto tanto sia in termini di procedure che di farmaci, dagli antivirali agli anticorpi monoclonali, con il grande contributo della campagna vaccinale. Adesso registriamo la lenta decrescita dei ricoveri che sono prevalentemente gestiti in area medica e non in terapia intensiva. Dobbiamo guardare al futuro: l’obiettivo è creare un assetto assistenziale che unisca il territorio, ossia medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, Usca, Pta e ospedali di comunità con la rete di emergenza costituita dagli ospedali. Tutte queste funzioni verranno collegate anche formalmente da un documento, un Percorso diagnostico terapeutico assistenziale per rispondere in maniera più efficace alle esigenze dei cittadini”.
Le nuove disposizioni sono attualmente allo studio della struttura aziendale che terrà in considerazione gli elementi emersi nel corso del convegno per mettere a punto la strategia più efficace nella lotta alla malattia.
“Siamo qui dopo due anni di Covid – conclude Pietro Gatti, direttore del Dipartimento di Area medica – per tirare le somme dell’esperienza maturata nella Asl di Brindisi e delle nuove acquisizioni terapeutiche, utili a capire come programmare la nuova fase della pandemia e rivedere la valutazione dei pazienti. Ci sono i nuovi farmaci e c’è un’esperienza che dall’ospedale deve arrivare al territorio per ridurre le ospedalizzazioni e lasciare liberi i posti nelle strutture per i pazienti non Covid”.
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