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Brindisi: CISL. Ora un tavolo Interministeriale per la Città

di Gianfranco Solazzo

Segretario Generale Cisl Taranto Brindisi

Pochissime settimane addietro, era il 4 febbraio, come sindacato confederale abbiamo manifestato,in prossimità della Scalinata virgiliana, contro l’ingiustificabile declino industriale di Brindisi; una vera e propria agonia che non merita né la città né il territorio, ripagati finora solo con teorici e vuoti proclami di programmi di investimento ma, contestualmente, martoriati da vertenze destinate solo a cassa integrazione e/o licenziamenti.

Il Governo nazionale, dunque, batta un colpo e faccia chiarezza sul paradosso per cui, mentre una crisi energetica delicatissima sta mettendo in discussione il sistema di approvvigionamento del gas nel Paese, si prospetterebbe la rinuncia all’impianto TurboGas della Centrale Enel di Cerano, già di per sé dimezzato in relazione alla potenza prevista inizialmente (1680 megawatt),quando da sempre esso è stato considerato investimento opportuno per agevolare la transizione energetica.

Crediamo che non sia più sufficiente la sensibilità, la determinazione e la volontà di giungere a soluzioni, sempre manifestata da S.E. il Prefetto dott.ssa Carolina Bellantoni che ringraziamo pubblicamente anche per la grande solidarietà espressa al mondo del lavoro.

 Ora, però, non si continui a parlare solo di investimenti su fonti rinnovabili, campi fotovoltaici, sistemi di accumulo, torre dei venti, spazi dell’energia, riqualificazione del verde, vasche d’acqua, teatro all’aperto, parco giochi, visite guidate, attrezzature per lo sport.

Tutti investimenti nobili e utili per la città, qualora effettivamente realizzati ma a noi, come sindacato, occorre sapere anche altro, ad esempio, quali piani industriali e occupazionali sono previsti per questo territorio oppure se candideremo tutte le lavoratrici ed i lavoratori che rimarranno per strada a fare i giardinieri.

 Ironia a parte, per noi il limite di sopportazione è oggi superato al punto da non escludere la mobilitazione di piazza, qualora i livelli istituzionali a tutti i gradi di responsabilità tardassero ancora a fare chiarezza e ad assumere provvedimenti consequenziali.

Eppure sono non pochi i percorsi da intraprendere e per i quali abbiamo già denunciato oggettivi ritardi, a partire da quali politiche attive del lavoro prevedere per Brindisi, compito al quale chiama a fornire risposte la missione 5 del PNRR (inclusione e coesione).

Ed ancora: entro fine mese per i 69 ml assegnati alla Puglia per la misura Garanzia di occupabilità dei lavoratori (GOL) dovrebbero essere stati elaborati i piani formativi regionali; ma ciò si sta realizzando effettivamente ed è stato ascoltato il territorio per verificare e quantificare professionalità, competenze e soprattutto livelli di occupazione da garantire oltre che da riqualificare?

E poi: si ha coscienza che l’occupazione necessaria  per mantenere in esercizio un impianto fotovoltaico non ha nulla a che vedere con l’occupazione impiegata in una centrale termoelettrica?

Insomma, crediamo che non ci siano più spazi per l’attesa, a meno che la governabilità del malessere sociale dei brindisini finora assicurata dalle forze sociali non sia più sufficiente, per cui ci si attende che sia Brindisi a spostarsi presso le sedi ministeriali che contano per segnalare che il territorio sta per esplodere definitivamente.

Qui non si tratta più di salvaguardare l’occupazione della Centrale tra diretti e indiretti ma di mettere in gioco il presente e il futuro dell’economia territoriale, venendo fuori da fantasie ed illusioni, smettendola una volta per tutte di evocare progetti che ormai leggiamo da anni senza che mai sia stata dato esito.

Non saranno i proclami che arrivano ormai da più parti ad alleviare l’amarezza di notizie come la fine dell’unica speranza che pareva realizzabile con l’impianto a gas di Enel, mentre anche per il deposito Edison di GNL è ripreso l’ennesimo scontro che divide la città.

 Da tempo, evidenziando la presenza a Brindisi di società multinazionali e partecipate dallo Stato, insistiamo che le stesse debbano costituire un presidio occupazionale per il territorio, proprio in questa fase di delicate e profonde trasformazioni.

 Certamente anche le altre società che hanno determinato crescita per il territorio usufruendo della mano d’opera brindisina, sono chiamate ad operare insieme per il bene del territorio.

Ebbene:non ci sono più spazi di attesa, urge la convocazione di un tavolo ministeriale per Brindisi, per dare corso ad una progettualità per lo sviluppo sostenibile, l’occupazione aggiuntiva e la coesione sociale in questa area del Paese che merita maggior rispetto, per quanto ha finora garantito alla comunità nazionale, ospitando per decenni impianti grandi e rischi collegati.

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