Avevamo chiuso il 2020, l’annushorribilis della pandemia, con la speranza di un 2021 di «Rinascimento» grazie anche all’arrivo dei vaccini contro il Covid e le opportunità derivanti dalla enorme massa di finanziamenti esigibili attraverso il Recovery Fund per il nostro Paese.
Ci ritroviamo alla fine del 2021 con un altro anno segnato dal Covid-19 – nel pieno di quella definita come la «quarta ondata» – in cui il sistema Paese, a tutti i livelli, esce ancora più provato dai contraccolpi che la pandemia ha provocato e continua a provocare acuendo o nei casi più gravi, mandando completamente in crisi, modelli economici già al capolinea e con essi aziende e persone.
Il 2021, registriamo nell’immancabile bilancio di fine d’anno della Camera del lavoro di Brindisi, è stato più l’anno della «Resistenza» che quello del «Rinascimento» che auspicavamo. Un anno – registriamo dal nostro osservatorio particolare – in cui, purtroppo il divario sociale si è ancor più allargato: i poveri sono sempre più poveri ed i ricchi sempre più ricchi.
Un anno in cui il Paese ha retto al disastro causato dalla pandemia grazie allo spirito di sacrificio degli italiani ed in particolare dei tanti lavoratori che hanno combattuto in prima linea a combattere contro il virus, esposti al rischio di contagio e purtroppo interessati anche da numerosi decessi. Non smetteremo mai di ringraziare tutti questi lavoratori, spesso precari, che a “mani nude” hanno garantito e garantiscono il “governo” del paese in piena pandemia. In questa narrazione dello stato di emergenza è necessario ritrovare la giusta dimensione del lavoro per contrastare la precarizzazione del lavoro, il dumping contrattuale, praticare una virtuosa politica dei redditi, rafforzare le politiche di genere, assicurare un welfare in grado di affrontare il disagio delle persone come i tanti anziani che sono morti nelle RSA per mancanza di adeguate strutture.
A fronte di tutto questo, quindi, occorre cambiare il paradigma di un Paese in cui le condizioni di vita diventano sempre più inaccettabili. A dircelo sono alcuni indicatori importanti come le culle degli italiani che si svuotano, una nazione che si spopola sempre più velocemente, una occupazione sempre più bassa in cui anche la base produttiva è in forte contrazione, le povertà che aumentano così come la disoccupazione – quella delle donne in particolare – oltre all’abbandono scolastico. A Brindisi, in particolare, continua inesorabilmente a crescere in negativo il «saldo demografico». La provincia continua a spopolarsi: dal 2019 al 2020 abbiamo perso 2.584 residenti e tra il 2019 e il 2021 ben 5.363 residenti, con una tendenza costante che porta l’Istat a prevedere da qui al 2030 un calo della popolazione complessiva del 6.6% (25.480 residenti in meno in provincia) con un picco dell’8,3% nel solo capoluogo messapico (-7.023 abitanti solo a Brindisi nel 2030).
E’ ora di invertire la rotta. A questo stato di cose diciamo «basta!». E lo abbiamo ribadito con forza anche il 16 dicembre scorso con lo sciopero generale promosso da CGIL e UIL dal momento che il Governo sembra sordo al nostro grido d’allarme visto che la Legge di Bilancio proposta dalla maggioranza dei partiti è sbilanciato e regressivo, non redistribuisce ricchezza, manca di equità e giustizia sociale; basti pensare alle modifiche sulla riduzione delle aliquote fiscali che avvantaggiano i più ricchi.
E’ ora di invertire la rotta soprattutto a Brindisi dove il disagio sociale rischia di esplodere in tutta la sua gravità se non si governa, nella maniera più corretta e decisa, il difficilissimo passaggio rappresentato dalla Transizione energetica. Un passaggio che se non dominato facendo rete tra istituzioni, politica, forze sociali e datoriali, mettendo in campo i progetti giusti non solo rischia di aggravare la povertà e la desertificazione del territorio ma anche di offrire il fianco ad una criminalità sempre in agguato e pronta a cogliere occasioni per alimentarsi.
Siamo e restiamo ottimisti nel futuro che ci aspetta, vediamo nel 2022 l’anno dell’occasione per invertire la congiuntura negativa attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), ma è l’ora dell’agire e di mettere in campo i progetti. Lo diciamo da oltre 20anni, cercando di dare sempre un contributo in positivo alla crescita del territorio, lo abbiamo detto più volte nell’arco del 2021 indicando i punti cardine attorno a cui creare nuovo sviluppo e occupazione. I pilastri dello sviluppo a Brindisi sono in un «Green new deal» connesso ad una «economia della conoscenza», una rimodulazione del welfare e della pubblica amministrazione a livello locale, la valorizzazione del porto – su cui si gioca il futuro della capoluogo e non solo – in connessione con l’aeroporto e dell’agricoltura, il rafforzamento della sanità e del welfare più in generale.
Vogliamo una «Rivoluzione epocale» per questo territorio. Vogliamo una industria sostenibile e che Brindisi diventi il maggiore polo europeo dell’idrogeno green con la Puglia Green Hydrogen Valley e la creazione di una filiera produttiva in loco anche sul fronte di tutte le energie rinnovabili. Vogliamo che Università, ricerca e formazione siano le gambe su cui camminino rilancio economico, sviluppo sostenibile e occupazione. Vogliamo, quindi, ribadire l’obiettivo di avere un porto «core» inserito nella «Rete Ten-T» che viva in simbiosi con l’aeroporto.Vogliamo trasporti e mobilità sostenibile: parole d’ordine sono alta velocità ma soprattutto alta capacità. Vogliamo che accanto al corso di laurea MedTec, in «Medicina e Chirurgia», ci siano altri corsi di laurea per elevare l’offerta sanitaria e la ricerca negli ospedali. Vogliamo interventi dedicati al sistema di protezione sociale che guardi in particolare anche al mondo dei disabili e alle loro famiglie. Vogliamo che si recuperino i ritardi sulle bonifiche delle aree inquinate dando nuovo impulso all’agricoltura, combattendo la Xylella e sviluppando anche soluzioni innovative come ad esempio quella della coltivazione in Serra «Idroponica».
Vogliamo che di quei circa 230 miliardi di euro, erogati dall’Europa e in parte dallo Stato, per rilanciare l’economia del Paese con il Pnrr – più grande progetto di investimenti dai tempi del Piano Marshall – a Brindisi non arrivino solo le briciole a fronte della fame e la povertà dilagante. Vogliamo che si crei «lavoro buono» cercando di aumentare i salari, redistribuire ricchezza, ridurre il precariato, la disoccupazione femminile e giovanile per centrare la ripresa economica del Paese e di questo territorio in particolare.
Vogliamo che il 2022 sia l’anno in cui i progetti indicati trovino forma e concretezza e inizino a dare le risposte che cerchiamo ai nostri ai disoccupati, alle tante vertenze ancora irrisolte, ai nostri giovani e le donne, agli anziani e quanti necessitano, purtroppo sempre più, di adeguate tutele sociali.
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